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L'Acquaforte

Origini
La Tecnica Tradizionale
Le Prove di Stato
La Stampa
Le Varianti dell'Acquaforte


Origini
È la tipica tecnica di incisione e si realizza mediante corrosione chimica della matrice da parte di un acido o altra sostanza di effetto analogo.
La dicitura deriva dall'antica denominazione dell'acido nitrico, impiegato per intagliare la lastra. Le origini della stampa calcografica, categoria alla quale appartiene l'acquaforte, sono incerte, ma si fanno risalire alla metà del XV secolo, quando il torchio a rulli ha incominciato a sostituire quello verticale, allora usato per la stampa xilografica con matrici di legno intagliato. A Maso Finiguerra, orefice fiorentino, si attribuiscono le prime prove di stampa con disegni incisi su metallo, nel 1452.
Pare che egli trasferisse su carta l'impronta dei suoi nielli per valutarne lo stato di lavorazione, nonché per conservarne l'immagine come modello. Il niello è un prodotto all'arte orafa e consiste in una incisione a bulino su metallo prezioso, riempita con uno smalto nero per creare un contrasto tra le incisioni e la lucentezza del metallo.
Con l'acquaforte gli artisti del tempo non devono più ricorrere all'artigiano che produce le matrici ricopiando i loro disegni con il bulino: artista ed incisore si fondono in una sola persona in grado di realizzare autonomamente la propria opera, che acquista così la giusta spontaneità del segno grafico.
Alcuni ritengono che sia stato francesco Mazzuoli, detto il Parmigianino (1508-1540), ad intuire per primo le grandi possibilità espressive dell'incisione all'acquaforte; per altri invece fu Dürer a realizzare le prime significative opere di quell'epoca.
Con l'acquaforte, maestri famosi hanno fissato nel metallo le loro opere e Rembrandt, Tiepolo, Canaletto, Goya non sono che alcuni.

La Tecnica Tradizionale
La matrice può essere incisa su lastra di zinco o di rame, ma è quest'ultimo che garantisce la migliore qualità dell'incisione, oltre alla possibilità di effettuare la tiratura di un più elevato numero di copie.
Dopo aver predisposto la lastra nel formato stabilito, è necessario provvedere alla lucidatura a specchio della sua superficie, mediante carte abrasive sempre più fini per concludere con un apposito e particolare blocchetto di carbone di legna.
Si passa poi alla sgrassatura strofinando energicamente con bianco di Spagna e lavando poi con ammoniaca ed acqua. Dopo aver collocato la matrice su un apposito scaldalastre, si procede alla ceratura della lastra deponendo un sottilissimo strato di una miscela che ogni incisore prepara secondo formulazioni diverse. Rembrandt, ad esempio, usava un impasto costituito da 30 parti di cera vergine, 15 di mastice e 15 di asfalto o ambra. Dopo aver distribuito con uniformità un sottilissimo strato di tale miscela si procede all'affumicatura mediante nerofumo emanato da una piccola lampada a petrolio.
Questa operazione, oltre a rinforzare lo strato protettivo, lo rende vellutato e nero in modo da garantire il contrasto in fase di disegno con la punta metallica sulla lastra. Si può ora procedere all'intaglio dello strato antiacido disegnando il soggetto sulla matrice con punte di acciaio affilate in modo differenziato e tali da ottenere tratti più o meno intensi ai quali corrisponderanno solchi più o meno larghi.
Facendo scorrere la punta sulla superficie cerata, si intaglia lo strato protettivo mettendo a nudo il metallo, che verrà attaccato dall'acido della morsura soltanto in quella zona. Il tratto si presenta lucente e netto in contrasto con la superficie nera della lastra, evidenziando così la trama del disegno che si va componendo. Qualora si debbano eliminare dei tratti errati si possono ricoprire gli stessi con un'apposita vernice fluida che si depone con un pennellino.
Quando si ritiene di aver tracciato il disegno al punto in cui si debba iniziare l'incisione, si immerge la lastra nel bagno di morsura. Attualmente si tende ad escludere l'acido nitrico a favore del percloruro ferrico. Il primo è infatti pericoloso per le sue esalazioni poiché dà luogo a bollicine che, tra l'altro, conferiscono irregolarità ai bordi del solco inciso e tendono ad allargarne la zona superiore.
Il percloruro garantisce invece una corrosione regolare e quindi un solco particolarmente nitido. Il tempo di immersione/esposizione può variare da alcune ore a pochissimi minuti in funzione della finezza e profondità dei solchi da ottenere.
Nelle raffinate incisioni dell'Encyclopedie, si possono osservare i più recenti risultati dell'ingegno umano di quel tempo, con particolare riferimento alle arti, alle scienze e alle industrie dell'epoca. Qui viene illustrato un atelier di incisore.
A destra un operatore vernicia una lastra posta su un fornello mentre dietro un altro lavora a sbalzo. Il compagno in piedi annerisce la lastra dopo averla appesa al soffitto. Altri artigiani mordono la lastra con l'acquaforte, mentre altri ancora la incidono con il bulino.
Al termine del bagno di morsura si pulisce la lastra e si procede ad una prima stampa di prova per accertare lo stato ossia per valutare le condizioni raggiunte nell'incisione.
Dalla stampa ottenuta si prendono decisioni in merito alla prosecuzione del lavoro in funzione del risultato finale programmato. Il procedimento ricomincia daccapo con la pulitura, la ceratura e l'affumicatura della lastra e via di seguito con nuove morsure e ulteriori stampe di prova fino al risultato che soddisfi le aspettative dell'artista.
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Le Prove di Stato


Prova di Stato 1

La stampa contraddistinta come "Prova di stato I" evidenzia come nella prima fase di incisione sia stata delineata la struttura complessiva della composizione.
La trama è realizzata con linee e con puntini con un tempo compeessivo di esposizione al mordente di 30 minuti.


Prova di Stato 2

La "Prova di stato II" è ottenuta dopo una serie di tratteggi e di puntinature in successione. Per ottenere diverse profondità di incisione, la lastra ha subito tre immersioni successive nel bagno mordente:
1° - per 10 minuti;
2° - per 5 minuti;
3° - per 2 minuti.
Ne risulta che i tratti incisi all'inizio sono rimasti esposti al mordente per 17 minuti (10 + 5 + 2).


Prova di Stato 3

Nella terza fase, che ha condotto alla conclusione del percorso di incisione, sono stati ripresi alcuni tratti per rinforzare i valori più scuri del disegno e intensificate alcune zone puntinate con una prima immersione di 30 minuti.
In due successive fasi sono stati tracciate linee accostate semplici o incrociate per ottenere differenti valori chiaroscurali al fine di realizzare gli effetti volumetrici della composizione.

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La Stampa
Quale che sia la tecnica di incisione seguita, la stampa in cavo di lastre metalliche incise si realizza mediante il torchio calcografico, tirato a braccio mediante apposita stella. I fogli da stampare devono essere preparati opportunamente per renderli morbidi e far sì che la carta possa penetrare anche nei più minuti solchi della lastra e prelevarne l'inchiostro.
Per questo vengono immersi in acqua e lasciati macerare alcune ore. Una volta estratti e scolati vengono disposti a strati alternandoli a fogli di carta assorbente e accatastati in pile, lasciandoli riposare per alcune ore.
La matrice viene quindi deposta su un fornello scaldalastre e successivamente sulla superficie della lastra riscaldata si distribuisce uniformemente l'inchiostro specifico spalmandolo con un tampone di velluto o di pelle morbida.
A lastra fredda, si pulisce accuratamente la matrice avendo cura di lasciare l'inchiostro solo nei solchi incisi. Per la pulitura della superficie si utilizzano panni morbidi e carta di tipo igienico fino alle ultime passate con tarlantana e con il palmo della mano. Si riscalda quindi nuovamente la lastra per fluidificare l'inchiostro ormai trattenuto nei solchi.
La matrice viene quindi collocata sul piano di traslazione del torchio, con la faccia incisa rivolta verso l'alto. Il posizionamento tiene conto di eventuali riferimenti di registro sul piano stesso. Sulla matrice è a sua volta deposto il foglio da stampare che si ricopre poi con un feltro che ha il compito di distribuire in maniera uniforme la pressione dei cilindri su tutta la superficie di contatto lastra-foglio.
La passata di stampa si esegue a braccio azionando la stella che mette in rotazione il rullo inferiore e trascina il piano di traslazione del torchio. Il rullo, pressando il foglio contro la matrice, lo costringe ad assorbire l'inchiostro contenuto nei solchi dell'incisione. I fogli stampati sono poi deposti su griglie di essiccazione.
Ogni stampa richiede sempre di ricominciare daccapo il procedimento e quindi una nuova inchiostratura, la relativa pulitura e il passaggio al torchio. Una volta essiccate, le stampe possono essere eventualmente stirate sotto un torchio piano dopo essere state di nuovo inumidite.
Ogni esemplare, firmato in matita dall'autore, viene contrassegnato con un numero che indica la quantità dei pezzi realizzati e posti in commercio. Esempio: 1/20 significa "primo esemplare di una serie di 20".
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Le Varianti dell'Acquaforte
Materiali e procedimenti differenti sia nella preparazione della matrice, sia nel disegno dell'opera danno luogo a variazioni sul tema dell'acquaforte, che rimane comunque legata al principio fondamentale di morsura delle parti intagliate nello strato antiacido di protezione.

L'acquatinta
Appare in Francia per la prima volta nel 1769 e viene subito divulgata. Più tardi sarà lo stesso Goya a perfezionarne l'impiego e la tecnica. L'acquatinta permette di svincolarsi dalla necessità del tratto grafico e dall'uso della punta riuscendo ad ottenere macchie più o meno vaste e intense mediante l'accostamento di punti incisi.
Questa tecnica può essere adottata per migliorare gli effetti compositivi di una acquaforte, ma anche impiegata autonomamente per ottenere un proprio risultato definitivo. Il principio tecnico consiste nel proteggere la lastra in modo granuloso ossia con uno strato incompleto che lasci delle piccolissime frazioni di superficie non protetta e quindi attaccabili dalla morsura.
Dapprima si prepara la lastra isolando, con vernice fluida stesa a pennello, le parti che non si intendono sottoporre alla granitura dell'acquatinta. Si passa poi a distribuire sulla superficie della lastra dei minuti granelli di bitume giudaico o di colofonia spolverandoli mediante un sacchetto di tela oppure attraverso un setaccio a maglie sottili. Sottoponendo la lastra a riscaldamento la polvere fonde aderendo alla superficie e lasciando delle zone scoperte che saranno poi incise dalla morsura. La differente intensità della campitura da ottenere è determinata dalla diversa concentrazione dei granuli depositati.
Volendo ottenere campiture particolarmente omogenee si può ricorrere alla cassetta per acquatinta, un contenitore a forma di piramide rovescata entro il quale si colloca una certa quantità di granuli. Immettendo un getto d'aria si crea una nuvola di polvere e subito dopo si introduce la lastra sulla quale si depositano piano piano i granuli in modo uniforme. Un metodo più sbrigativo consiste nello spruzzare sulla superficie della lastra vernici resistenti all'acido.
Esse possono variare da quelle comunemente utilizzate dalle carrozzerie ad apposite miscele appositamente composte dall'incisore, come, ad esempio, alcool e colofonia oppure alcool e gommalacca, ecc.
Effetti particolari di acquatinta si possono ottenere depositando la vernice antiacido mediante frammenti di materiali vari. Carte zigrinate, tappezzerie, tessuti, stoffe ricamate, spugne, merletti, ecc. possono essere caricati di vernice con un rullo o un tampone e immediatamente premuti a contatto della lastra prima che la vernice si asciugi.
Il deposito sulla lastra avviene seguendo la configurazione del supporto adottato e tale sarà anche l'effetto derivato dall'incisione.
Procedimento opposto ma con effetto analogo si può ottenere cerando la lastra come per una normale acquaforte e premendovi sopra dei materiali simili a quelli citati in modo da asportare zone di protezione in corrispondenza delle parti sporgenti di detti materiali.
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La cera molle
Il risultato di questa variante dell'incisione a morsura è un tratto morbido e irregolare molto simile a quello di una matita tenera.
Si parte dalla tradizionale preparazione della lastra opportunamente lucidata e sgrassata e si provvede poi a incerarne la superficie con un rullo, depositando una vernice fluida e appiccicosa a base di cera vergine e sego con una piccola aggiunta di bitume o di colofonia.
Sulla superficie cerata si depone quindi un foglio di carta velina facendo aderire la parte ruvida alla cera, cercando di non comprimere mai la carta sulla superficie della lastra.
Si procede disegnando sul foglio con una normale matita di media durezza, eventualmente seguendo una traccia precedentemente delineata sul foglio stesso.
Al termine si stacca con molta delicatezza la carta velina dalla matrice e in tal modo vengono asportate dalla lastra quelle parti di cera che la pressione della matita ha fatto aderire alla carta.
Si effettua poi una morsura lenta in un bagno a bassa concentrazione.
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